Nella Roma medioevale gli oppositori della potentissima famiglia Barberini coniarono un detto popolare: “Ciò che non riuscirono a fare i Barbari, lo fecero i Barberini”. Il riferimento era allo scempio dei monumenti antichi, utilizzati come cave di pietra per i palazzi di questo o quel potente di turno. Ebbene, siamo convinti che in un futuro purtroppo non lontano, analogamente a Cassino saranno due le piazze intitolate a una distruzione, perché se gli Americani hanno distrutto fisicamente la città, questa amministrazione sta completando l’opera sotto il profilo culturale e della memoria, e l’impresa merita bene l’intitolazione di una piazza. Una città con due teatri, ma senza attività culturali; con un’Università, ma senza lo spirito della tradizione non poteva che subire l’ennesimo smacco nell’indifferenza generale. La cancellazione nel silenzio, dopo quasi 130 anni di storia gloriosa, della autonomia di un Istituto come il Liceo Ginnasio “Giosuè Carducci” rappresenta un altro insulto al ricordo della vera Cassino e dei “Cassinesi”. Quelle mura, non a caso fra i primi edifici ricostruiti dopo la guerra, hanno rappresentato per decenni il tempio della cultura e della formazione, il fiore all’occhiello delle scuole cassinati in cui si sono formate generazioni di grandi professionisti, di uomini e donne della società civile e in cui hanno insegnato personaggi di spessore straordinario. Solo per il timore di dimenticare qualcuno mi astengo dall’elencare i tantissimi insegnanti che hanno profuso energie e saggezza nei locali del Liceo. Intendiamoci: quando sento che un’oscura esponente della stessa sinistra che ne ha sancito la fine si vanta, millantando, di «aver salvato il nome» del “Carducci”, mi rendo conto che l’incapacità politica davvero non conosce gli steccati ideologici. Se non si capisce che -a parte l’aspetto in sé- l’accorpamento con il Liceo Artistico rischia di comportare anche un problema per gli insegnanti di materie come il Latino, il Greco o la Filosofia, siamo alla frutta. Il fatto è che nessuno della maggioranza, nemmeno la assessora al ramo e la sua predecessora ha avuto nulla a che ridire. Il “Carducci” (come il “Tulliano” di Arpino, d’altra parte) è come la Repubblica di San Marino o il Lichtenstein: non servono a nulla? Non rispondono ai “criteri” stabiliti da qualche burocrate imbecille? Bene: si conservano per definizione, si fanno battaglie per derogare, si fa qualsiasi cosa, ma non si possono eliminare. Ve lo immaginate il “Giulio Cesare” di Roma assorbito nel Comprensivo di Tor Bella Pupazza? Va dato atto però che la piazza se la stanno già facendo, proprio a poche decine di metri dal “nostro” ex liceo. Noi però a un sindaco freddamente ben poco classico preferiamo un androide riempito di nozioni. Magari a quest’ultimo un giorno potrà scoccare la scintilla dell’emozione culturale, mentre il sindaco si accartoccerà ancora sulla storia di Cassino capitale europea della Cultura. Nel 3024.
Le mura rimangono,come d’altronde i docenti.Non capisco poi quale sia il problema per gli insegnanti di Latino,Greco e Filosofia,può spiegarmelo lei?
Viva il comprensivo Tor Bella Pupazza